I flussi di ingresso nel mercato azionario americano sono ai massimi livelli. Anche la componente azionaria nei portafogli degli investitori è aumentata. Però, la realtà potrebbe essere molto diversa. Molti analisti notano che il rally del mercato americano sembra dipendere da pochi titoli, forse cinque o meno, e da una congiuntura economica anomala.
Guardando i rendimenti dei principali indici azionali americani dall'inizio dell'anno, vediamo che abbiamo toccato circa un +15%. Questo risultato è notevole, specialmente in un anno di elezioni americane che solitamente portano più turbolenza sui mercati. Ma questo mercato si sta muovendo in modo particolare, perché le sue performance sono guidate da pochissimi titoli.

I cosiddetti Magnifici 8 includono NVIDIA, Netflix, Meta, Alphabet (Google), Amazon, Microsoft, Apple e Tesla. Tra questi, è principalmente NVIDIA a trainare l'indice, mentre gli altri sono in secondo piano; Tesla è addirittura in negativo. I primi 5 titoli per capitalizzazione pesano circa il 25% dell'intero S&P 500, indicando che questi titoli non solo sono cresciuti molto, ma il loro peso è talmente grande da influenzare un quarto delle performance di tutto l'indice.
Questi pochi titoli su cui si muove l'indice sono principalmente tecnologici e appartengono al comparto growth, ovvero azioni con forte prospettiva di crescita. Questo è in contrasto con il comparto value, che include titoli con business più consolidati e stabili, ma con meno prospettive di crescita. Il 65% delle azioni oggi è investito principalmente in titoli growth, simile al periodo della bolla delle Dot Com del 2000.
Non è detto che siamo di fronte a una nuova bolla, ma è sicuramente qualcosa da monitorare. Se il mercato predilige i titoli growth, trascura quelli value. Le azioni value hanno avuto il loro secondo peggior anno dal 1990. Dal 2000 al 2007, dopo la bolla delle Dot Com, le azioni value hanno performato meglio delle azioni growth. Osservando i dati passati, non è detto che si ripeterà, ma è interessante vedere cosa c'è di diverso adesso rispetto al 2000.
L'intelligenza artificiale ha probabilmente dato vita a uno dei rally con minor livello di partecipazione mai visti, guidato da pochissimi titoli. Gli indici a capitalizzazione mercato come l'S&P 500 tendono a sovraperformare gli indici Equal weight in queste situazioni. Questo è confermato anche dalla stima di Fidelity, che mostra una differenza di circa 2000 punti tra l'indice costituito dalle prime 10 azioni per capitalizzazione e le restanti 490 del paniere dell'S&P.
Il market sentiment mostra un livello di ipercomprato sul Nasdaq che non si vedeva dal 2018, confermando che gli investitori puntano ancora sul mercato azionario, ma solo su pochi titoli. C'è molta speculazione su questi titoli e il livello di leva finanziaria è molto alto. Non possiamo dire che ci sia un eccesso di ottimismo, ma sicuramente c'è ottimismo. La volatilità è bassa, tra 10 e 15 di VIX, confermando che siamo davanti a un paradosso: il mercato sale, ma la maggior parte dei titoli non cresce o cresce poco.
Gli utili dei Magnifici 8 sono stimati in crescita del 38% nei prossimi 12 mesi, mentre per gli altri 495 titoli si prevede una crescita nulla o negativa. La vera domanda è quanto durerà questo rally dell'intelligenza artificiale. Speriamo che non ci sia una bolla dell'intelligenza artificiale come nel 2000 con le Dot Com, ma le analogie sono molte. Questo è il rischio che dobbiamo conoscere e gestire nella nostra attività di trader o investitori.